Quando Dario Ronzulli e Dario Costa mi hanno contattata per chiedermi di scrivere per loro un podcast su una Zarina – ossia su una donna legata indissolubilmente al mondo dello sport – ho proposto quasi subito di raccontare la storia di Becky Hammon. Di lei sapevo pochissimo, che è stata la prima donna a diventare una allenatrice (assistente) in NBA. E questo era quanto bastava per me che ogni volta racconto di come da bambina la prima cosa che ho dovuto imparare in un campo del mini-basket era pazientare e lavorare duramente affinché prima o dopo uno dei bambini della mia squadra mi passasse la palla. Figuriamoci arrivare a spiegarglielo, il basket.
A questa questione per così dire affettiva si univa l'unica immagine nitida che avevo di questa donna che durante un time out è inginocchiata davanti ad una schiera di giganti sudati e nervosi e dice loro: «non fate troppo i carini lì fuori», intendendo con lì fuori un campo dove si stava giocando una partita di NBA. Becky è ironica, definitiva e soprattutto vuole vincere.
Ma la ricerca è un momento davvero noioso se dietro non ci sta un'intuizione – e io avevo intuito che dietro quel fotogramma di una donna che spiega il basket ai maschi della lega più importante del mondo c'era tutta una serie di momenti pulsanti che si erano avvicendati per portarla lì. Ero anche sicura che in un qualche modo Becky Hammon fosse stata una di quelle bambine che ha aspettato in silenzio e con pazienza che un maschio le passasse la palla.
Questo numero di Zarina è diverso. Invece di raccontarvi una storia da cima a fondo preferisco darvi alcuni strumenti con cui ascoltare le quattro puntate del podcast "One-two: diventare Becky Hammon".
Il podcast è suddiviso in quattro puntate – la prima esce oggi e le altre tre seguiranno ogni lunedì. Potete ascoltarlo insieme ai prossimi episodi su Spreaker, Spotify, iTUNES e Google podcast sul profilo de GLI ELEFANTI. Se vi va potete seguirci su Instagram e io vi aggiornerò con un simpatico pressing mediatico.
Se poi siete nuov* e volete recuperare le puntate precedenti, non c'è problema. Ecco il nostro ARCHIVIO di Zarine.
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1. È d'obbligo cominciare dai suoi canestri. In questo video sono raccolti i dieci atti sportivi più belli della carriera di Becky Hammon. Il suo stare in campo è caratterizzato da passaggi consegnati con acribia e soprattutto da posizioni di tiro mai scontate. Spesso nonostante il corpo sia in totale disequilibrio rispetto all'asse del canestro, Hammon riesce ad eseguire un tiro impeccabile. Mentre cade, mentre si butta all'indietro, mentre esce da un blocco e riequilibra sulla sirena una gara di playoff di WNBA sul punteggio di 100-100.
2. Questa è davvero una foto d'archivio. Nel 1995 Becky Hammon entra a far parte della squadra femminile del College di Colorado State. Alla fine dei quattro anni la cestista è leader per punti totali (2740), per punti per partita (21.92), per assist (538), e tiri da tre (365). Nonché l’atleta con più punti segnati all’attivo della Western Athletic Conference a livello sia femminile che maschile.
3. Per essere una giocatrice di basket Becky Hammon è decisamente bassa. La sua statura di 168 cm è davvero un'eccezione nel massimo campionato di basket americano. Tuttavia è proprio a questa che Hammon attribuisce la sua capacità di fare canestro da qualsiasi angolo del campo e in qualsiasi posa atletica. Lei stessa in una intervista ammette che ha dovuto imparare davvero bene la tecnica «perché non ero più alta, non ero più potente, non potevo saltare più in alto. Nessun maschio vuole che una femmina gli faccia canestro in faccia, così ho imparato a tirare dagli angoli più strani, a diventare creativa». Qui indossa la maglia delle New York Liberty, la prima squadra in cui ha militato in WNBA.
4. In occasione delle olimpiadi di Pechino 2008 Becky Hammon non viene convocata nella squadra della nazionale americana. Di fatto il team USA è fortissimo anche senza di lei ma non aver aver convocato Hammon è davvero una scelta folle. La giocatrice comunque è già abituata ad essere snobbata (perchè, lo vedremo nel podcast) ma è altrettanto abituata a trovare un modo sempre diverso per arrivare dove vuole. L'opportunità questa volta si presenta sotto forma di cambio di cittadinanza. Becky Hammon in quegli anni gioca nel CSKA Mosca e tramite il presidente della squadra riesce ad ottenere il passaporto russo. Ed è fra le fila della Madre Russia che giocherà le prime olimpiadi della sua vita, a Pechino nel 2008, e poi l'edizione successiva di Londra 2012. Il video che segue mostra alcune azioni con la maglia rossa e la colonna musicale è uno spasso.
5. Nel 2013 Becky Hammon gioca con le S. Antonio Starz e durante una partita si infortuna, si rompe il crociato per la seconda volta in carriera. Al posto di tornare in Russia – dove gioca ancora nella stagione invernale – decide di restare a S. Antonio per completare il suo recupero. È in quel periodo che Gregg Popovich la invita a prendere parte agli allenamenti della squadra maschile che milita in NBA, i S. Antonio Spurs. Durante tutta quella stagione Hammon lavora fianco a fianco con Popovich e visiona quotidianamente gli allenamenti della squadra. Si confronta con lui sulle scelte tecniche mentre lavora instancabilmente alla ricerca di un dialogo personale e di gioco con i giocatori. Dopo un anno di lavoro ufficioso che sembra quasi un tirocinio non retribuito (Becky una di noi), Popovich annuncia nel 2014 che Hammon sarebbe entrata a far parte degli Spurs in maniera ufficiale come sua Assistant Coach. È la prima donna ad ottenere questo ruolo in NBA.
6. La squadra le viene consegnata (ufficialmente e solo per la breve durata di quel campionato) durante la Summer League del 2015 – un torneo off season in cui le franchigie provano giocatori giovani ed eventuali soluzioni di gioco future. Alla guida di Becky Hammon i S. Antonio Spurs vincono quel torneo. È un'altra prima volta assoluta. Becky commenterà: «Sono un fiore che sta mettendo radici profonde. Ma sono ancora molto lontana dal fiorire. Mooooolto lontana».
LIKE A FLOWER FAR FROM BLOOMING
Alla prossima <3
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